Tutti sanno che la dieta mediterranea si basa su alcuni alimenti tra cui l’olio d’oliva. Per secoli l’Italia è stata considerata la patria della dieta mediterranea e di un olio d’oliva di qualità eccellente. Oggi, però, qualcosa sta cambiando e il nostro paese si ritrova ad arrancare nella produzione di olio autoctono, dietro a paesi come Spagna, Tunisia, Turchia e persino Australia, Cile e Argentina.
Qual è il motivo di questa crisi dell’olio italiano?
La produzione di olio di oliva in Italia è letteralmente crollata negli ultimi anni e nel 2018 ha toccato i 200 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici; nello stesso anno, la produzione spagnola si aggira intorno a 1,6 miliardi di chili, rendendo evidente una crisi già percepita da qualche anno dagli addetti ai lavori.
E sono proprio i lavoratori del settore olivicolo che sono scesi in piazza la scorsa settimana con la bandiera della Coldiretti per denunciare gli errori regionali e la mancata messa in atto della Manovra che garantisse le risorse
I lavoratori chiedono anche un nuovo Piano Olivicolo Nazionale per realizzare nuovi impianti e investire in nuovi sistemi di produzione, come è stato fatto da altri paesi concorrenti. È proprio questa arretratezza e la prevalenza di impianti con meno di 200 piante per ettaro che limitano la meccanizzazione e le rese produttive, rendendo l’Italia un paese sempre meno competitivo nell’olivicoltura.
La produzione di olio di oliva in Italia è letteralmente crollata negli ultimi anni e nel 2018 ha toccato i 200 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici; nello stesso anno, la produzione spagnola si aggira intorno a 1,6 miliardi di chili, rendendo evidente una crisi già percepita da qualche anno dagli addetti ai lavori.
E sono proprio i lavoratori del settore olivicolo che sono scesi in piazza la scorsa settimana con la bandiera della Coldiretti per denunciare gli errori regionali e la mancata messa in atto della Manovra che garantisse le risorse necessarie per fronteggiare le pesanti calamità che hanno colpito il nostro paese: effettivamente, i forti cambiamenti climatici e le emergenze fitosanitarie hanno inciso molto sulla produzione olivicola ma il problema ha anche un altro ordine di cause.
I lavoratori chiedono anche un nuovo Piano Olivicolo Nazionale per realizzare nuovi impianti e investire in nuovi sistemi di produzione, come è stato fatto da altri paesi concorrenti. È proprio questa arretratezza e la prevalenza di impianti con meno di 200 piante per ettaro che limitano la meccanizzazione e le rese produttive, rendendo l’Italia un paese sempre meno competitivo nell’olivicoltura.
Nata in Spagna ma ormai diffusa in diversi paesi del mondo, l’olivicoltura superintensiva prevede una densità di circa 1500 piante di olivo per ettaro e assicura rese elevate dopo pochi anni dall’impianto, abbattendo in questo modo i costi di produzione.
In Italia siamo ancora molto indietro per quanto riguarda gli impianti ad alta densità e Buccelletti, con il suo sistema Livita Plus, si presenta come una delle aziende leader, che da diversi anni si occupa di olivicoltura ad alta densità portando avanti sperimentazione e ricerca nel settore. Gli impianti superintensivi costruiti secondo il sistema Livita Plus si basano su agricoltura di precisione, alta densità di piante di olivo per ettaro e valorizzazione delle cultivar italiane.
Nel piano “SalvaOlio” promosso da Coldiretti per superare la crisi dell’olio Made in Italy, uno dei punti salienti è proprio quello relativo alla valorizzazione delle cultivar italiane, che rappresentano il nostro patrimonio e la nostra tradizione. Livita Plus ha fatto propria questa missione e ha scelto di sviluppare il modello superintensivo con alcune varietà tipicamente italiane tra cui Leccio del Corno, Maurino e Piantone di Mogliano. Inoltre, da 5 anni porta avanti un programma di ricerca che finora ha permesso di sviluppare 16 selezioni di genotipo italiano, attualmente in fase di brevetto.
Nata in Spagna ma ormai diffusa in diversi paesi del mondo, l’olivicoltura superintensiva prevede una densità di circa 1500 piante di olivo per ettaro e assicura rese elevate dopo pochi anni dall’impianto, abbattendo in questo modo i costi di produzione.
In Italia siamo ancora molto indietro per quanto riguarda gli impianti ad alta densità e Buccelletti, con il suo sistema Livita Plus, si presenta come una delle aziende leader, che da diversi anni si occupa di olivicoltura ad alta densità portando avanti sperimentazione e ricerca nel settore. Gli impianti superintensivi costruiti secondo il sistema Livita Plus si basano su agricoltura di precisione, alta densità di piante di olivo per ettaro e valorizzazione delle cultivar italiane.
Nel piano “SalvaOlio” promosso da Coldiretti per superare la crisi dell’olio Made in Italy, uno dei punti salienti è proprio quello relativo alla valorizzazione delle cultivar italiane, che rappresentano il nostro patrimonio e la nostra tradizione. Livita Plus ha fatto propria questa missione e ha scelto di sviluppare il modello superintensivo con alcune varietà tipicamente italiane tra cui Leccio del Corno, Maurino e Piantone di Mogliano. Inoltre, da 5 anni porta avanti un programma di ricerca che finora ha permesso di sviluppare 16 selezioni di genotipo italiano, attualmente in fase di brevetto.